Caro dottore….

 

Gennaio 2022                                    SPIGOLATURE                                        A cura di Livio Carati

In questi ultimi due anni a causa della Pandemia da Covid-19, per esperienza diretta o indiretta, tra le altre cose abbiamo imparato a conoscere meglio i nostri medici e, più in generale, le persone che   a vario titolo si occupano della nostra salute.  Abbiamo   giudicato o condiviso il giudizio di altri sull’operato   dei medici e degli altri operatori sanitari che spesso sono stati definiti “eroi”.  Secondo il Vocabolario Treccani il termine EROE nel linguaggio comune viene attribuito  “a chi dà prova di grande abnegazione e di spirito di sacrificio per un nobile ideale”. Sottoscrivendo il Giuramento di Ippocrate, il medico si impegna a seguire questo ideale e di prendersi cura di chi soffre.  Per assolvere a questa missione il medico ha bisogno di   Conoscenza, che si acquisisce con lo studio e con l’esperienza, ma anche di Compassione. In ambito medico la compassione non può essere considerata un optional; al contrario, è una componente imprescindibile per chi si occupa della cura delle persone.  La Compassione è il desiderio di alleviare la sofferenza e, come tale, è alla base dell’etica medica. Essa presuppone l’Empatia, che è la capacità di comprendere ciò che l’altro sta provando, cioè le sue emozioni, le sue sofferenze, mettendosi nei suoi panni e sforzandosi di guardare la realtà dal suo punto di vista.  Non è difficile comprendere che si tratta di un ingrediente fondamentale per una   buona comunicazione tra il medico e il paziente ed è parte importante dello stesso processo di guarigione. Non dimentichiamo che già nella Medicina dell’antica Grecia il medico stesso era parte della terapia e, nella sua accezione originale, il termine Curare, ha il significato di “prendersi cura” dell’intera persona e non semplicemente guarire dalla malattia. Per quanto riguarda il tema della Comunicazione vale la pena fare alcune   considerazioni. Sarà capitato a tutti ascoltare un medico e non comprendere subito i termini che usa e a volte per timidezza non si chiede nemmeno spiegazione. Spesso poi non tengono conto che, parlando di salute, l’ansia e il timore della malattia, riducono la soglia di attenzione e la concentrazione dei pazienti. La mancanza di dialogo e di una comunicazione rassicurante con il proprio medico, sono tra le cause alla base dell’aumento incontrollato , in internet, in Tv e sui giornali, di richieste, e di offerte, di informazioni sulla salute che, oltre a essere a volte fuorvianti, se non addirittura   pericolose fake news, espongono ad un sovraccarico informativo nel quale è difficile orientarsi. La conseguenza di questo ricorso incontrollato alla “medicina fai da te”, anche per le   ridotte conoscenze scientifiche della popolazione generale, diventa sempre più rischioso   e paradossalmente corresponsabile dell’aumento   di malattie iatrogene e di richieste di prestazioni professionali a posteriori per   rimediare   a   grossolani errori diagnostico-terapeutici. Un eccesso di notizie   rispetto alla ns capacità, sia ricettive che comprensive,  è inefficace, nel senso che non contribuisce a risolvere i dubbi e le incertezze,   Anzi, favorisce un atteggiamento di dubbio che spinge a cercare continuamente nuove informazioni, inutili, se non pericolose, come dimostrano esempi recenti relativi alla gestione dell’infezione da Covid-19.  Anche per questo la Comunicazione tra il Medico e il Paziente oggi è più che mai importante.  La sua efficacia si basa oltre che, come già detto, sull’ atteggiamento empatico che il “camice bianco “è in grado di mettere in campo, anche sulla capacità di  trasmettere  informazioni complesse con parole e concetti semplici e chiari.          Per essere compreso dal paziente, il sapere specialistico deve rinunciare in parte della propria specificità, perché diventi alla portata di tutti. Facile da dire, ma più complicato da realizzare. L’esistenza di queste speciali caratteristiche, Empatia  e capacità di Comunicazione, non è però scontata, ma è un “valore aggiunto “ personale che, se non lo si possiede naturalmente, è però anche   possibile acquisire. A questo scopo, sono state elaborate specifiche tecniche per valutare queste caratteristiche. Queste sono diverse, a seconda che mirino a valutare la l’empatia affettiva, riguardante il “sento ciò che tu senti”, o l’empatia cognitiva, che riguarda il “capisco ciò che tu senti”, Su questa base sono stati successivamente messi a punto dei programmi di addestramento finalizzati a sviluppare la capacità empatica, ossia a riconoscere e comunicare le emozioni e di conseguenza a sviluppare una comunicazione efficace e utile alla gestione del paziente nella sua complessità. Corsi di Comunicazione sono stati organizzati in numerose università italiane (Statale di Milano, Policlinico Palermo, etc.). Recentemente è stata anche proposta una riforma delle modalità di selezione per l’iscrizione al corso di laurea in medicina e chirurgia, che comprenda l’introduzione di test psicoattitudinali per gli aspiranti medici. Tutto quanto detto è ancora più importante se si tiene conto che il rapporto tra Medico e Paziente si è notevolmente modificato rispetto a qualche decennio fa.   Il medico, tranne rari casi, non è più come un tempo un’autorità indiscussa  cui obbedire senza poter porre domande. E il paziente è sempre più esigente in termini di informazioni sulla propria salute: vuole poter esercitare il diritto a scelte consapevoli per tutto ciò che ha riguarda prevenzione diagnosi e cura.