La guerra dell’acqua: tra cambiamenti climatici, urbanizzazione e agricoltura

Gennaio 2023         SPIGOLATURE       A cura di Livio Carati

 

Le temperature insolitamente più alte rispetto ai valori stagionali , sono la causa della fioritura precoce delle mimose  e dei mandorli  osservate  già all’inizio di gennaio in alcune regioni  centro-settentrionali italiane, ma  sono anche responsabili  della scarsità di neve sulle piste delle nostre alpi ,dalla Val d’Aosta al Tirolo, dove le  macchie  di verde dell’erba che  affiorano   dal   manto nevoso rendono   le  piste  poco agibili e  più pericolose. Alla relativa scarsità di precipitazioni sulla terraferma fa però da contrasto la  situazione  dei mari.
Sul numero di Scienze di gennaio si legge che , a causa dell’aumento  medio globale delle  temperature  , la più grande piattaforma di ghiaccio dell’Antartide potrebbe sgretolarsi in meno di un decennio, accelerando in modo drammatico l’innalzamento dei livelli dei mari già in atto in tutto il mondo. La situazione paradossale   è che, mentre da un lato il mare, principale serbatoio di acqua del nostro pianeta   continua a aumentare sempre più il suo contenuto, dall’altra   sulle terre emerse, si assiste   al fenomeno contrario.  La siccità e l’aridità del suolo aumentano progressivamente e   inesorabilmente   nei paesi subequatoriali e questo fenomeno tende   sempre più a risalire nell’emisfero settentrionale   fino ad interessare   le regioni che fino a qualche decennio fa godevano di un clima mite-temperato.  Per quanto riguarda le nostre latitudini, all’anticiclone  delle Azzorre  che  , muovendosi da ovest  a est  dall’Oceano Atlantico all’Europa  ,  governava  il ciclo  delle  piogge e  delle temperature   dell’Europa  Centro Settentrionale ,  si  va  progressivamente  sostituendo  l’anticiclone africano che  , muovendosi  da sud a nord  , ormai    influenza sensibilmente il clima  delle nostre regioni. Il risultato è l’aumento delle temperature medie e dei numerosi  fenomeni   collegati , dalla   modifica  della  biodiversità  della fauna  e della flora  marina e terrestre, per non parlare  delle  alluvioni e delle  “bombe d’acqua”    responsabili  di fenomeni estremi a  cui purtroppo la  cronaca  degli ultimi anni ci ha  abituati. A tutto questo si aggiungono   altri importanti fattori , responsabili a  loro volta  di  nuovi fenomeni  a  cui  non siamo ancora preparati  , ma  che  richiederanno una  particolare  attenzione  nel prossimo futuro. Mi riferisco ai massicci fenomeni di urbanizzazione, cui si aggiungono anche agli spostamenti di grandi masse di popolazione   dal sud al  nord del mondo, e all’aumento di un’agricoltura intensiva  per  far fronte  ai crescenti  bisogni alimentari  di  masse di popolazione  sempre   maggiori.  Una delle conseguenze immediate di questi fenomeni   è che si fa sempre più serrata la lotta per il bene prezioso e messo a rischio anche dai cambiamenti climatici:  l’acqua.  Le autorità internazionali cominciano perciò ad interrogarsi sui rischi per la salute e per l’ambiente per evitare che il fenomeno diventi strutturale. Non a caso  uno dei principali obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni  Unite è espressamente dedicato all’acqua con lo scopo di “assicurare a tutti la disponibilità di acqua”. Quella di garantire a tutta la popolazione mondiale la sicurezza idrica è però una sfida molto complessa, complici anche i fenomeni prima accennati di urbanizzazione e i cambiamenti climatici. Secondo quanto riportato dalle Nazioni unite, oggi oltre 2 miliardi di persone vivono in Paesi dove è presente uno stress idrico molto elevato, definito come rapporto tra acqua prelevata e risorse totali rinnovabili di acqua al di sotto della soglia del 25%. Va anche peggio nell’Africa del nord e nelle regioni occidentali dell’Asia, dove lo stress idrico raggiunge il 60% e pone le basi per una futura carenza di acqua. Circa il 54% della popolazione mondiale – 3,9 miliardi di persone – vive oggi in aree urbane e tale percentuale è destinata a crescere fino a raggiungere soglie comprese tra il 60% e il 90% entro la fine del secolo. E con l’aumento della popolazione urbana aumenta anche la richiesta di acqua per soddisfare i bisogni dei cittadini. I cambiamenti climatici, inoltre, sono destinati a rendere ancora più drammatica la situazione, tanto che le stime parlano 3,5-4,4 miliardi di persone che , proprio a causa dei tali modifiche del clima e dell’aumento della richiesta di acqua per le attività umane ,vivranno con problemi di carenza idrica entro il 2050.

Accenniamo infine al secondo fattore responsabile  dell’aumento del  fabbisogno di acqua . Tra le attività umane che più pesano sul consumo di acqua, l’agricoltura occupa senza dubbio un posto di primo piano essendo responsabile del 70% circa di tutti i prelievi idrici a livello globale.  Da notare che in alcuni paesi il prelievo di acqua supera anche di molto la disponibilità locale (in Egitto è pari al 115%, in Arabia Saudita è addirittura pari all’867,9%, il che significa che il Paese importa o produce attraverso meccanismi come la desalinizzazione del mare quasi otto volte la quantità di acqua disponibile localmente). Si innesca così un vero e proprio conflitto tra i bisogni di acqua delle aree urbane e quelli delle regioni agricole. E se da un lato l’irrigazione dei campi è un presupposto irrinunciabile per garantire la sicurezza alimentare a una popolazione mondiale in continua crescita, dall’altro molti programmi di sicurezza idrica prevedono una riduzione della quota di acqua destinata al settore   agricolo. Come conciliare queste opposte necessità?

Per raggiungere questo obiettivo si possono percorrere diverse vie: passare dalla meno efficiente irrigazione a pioggia a una più mirata irrigazione “a goccia”, ridurre le perdite migliorando le infrastrutture dedicate al trasporto dell’acqua, cambiare le varietà di piante coltivate, scegliendo quelle  più resistenti alla siccità , etc.

In conclusione  sarebbe un errore pensare alla carenza d’acqua e allo stress idrico come problemi esclusivo dei Paesi più poveri dove mancano infrastrutture e finanziamenti . Questo è ormai un problema globale  a cui tutte le Nazioni  devono  pensare tenendo presente che i cambiamenti climatici di certo contribuiscono a determinare la disponibilità di acqua e la conseguente sicurezza alimentare e idrica, ma da soli non bastano a descrivere in modo soddisfacente un fenomeno molto complesso. Si tratta anche di pianificare e attuare per tempo l’efficienza nell’uso delle risorse, la sostenibilità dell’impiego di acqua in agricoltura e nelle aree urbane prima che sia troppo tardi.