Covid e Long Covid – Nessun allarme, ma prudenza e prevenzione

Settembre 2023                                            SPIGOLATURE                            A cura di Livio Carati

 

 

Malgrado  il  caldo persista , e  con esso  anche le  manifestazioni   estreme  che  nella  scorsa  stagione   hanno  colpito  duramente   alcune regioni d’ Italia,  l’Autunno si  avvicina  e il Sistema  Sanitario  a livello globale e nazionale  si prepara  ad  affrontare  i problemi  esistenti   e le nuove   minacce alla salute  che  si affacciano all’orizzonte.  Già nello scorso   mese di Maggio  l’OMS ha confermato l’efficacia dei vaccini esistenti nei confronti del virus SARS-CoV-2. , soprattutto per la riduzione del rischio di morte e malattia grave , e  ha ribadito la necessità che la ricerca sui nuovi vaccini punti a prodotti che garantiscano maggiore prevenzione da1 contagio perché le varianti   correlate ai precedenti vaccini non circolano più nell’uomo. Questo scenario tiene anche conto dell’esistenza nella popolazione generale   di una immunità , proveniente  dalla  vaccinazione o da un precedente contagio,  sufficiente a scongiurare malattia grave e morte .In altre parole, gli anticorpi e la risposta immunitaria hanno reso il COVID e tutte le sue varianti , un fenomeno epidemiologico endemico, riducendone  la pericolosità per l’uomo.  Diverso sarebbe però il quadro se dovesse emergere una nuova variante più virulenta e altamente trasmissibile contro la quale i vaccini attuali sono meno efficaci e questo è quanto si teme stia  accadendo . Infatti, quando sembrava, se non sconfitto, almeno molto ridimensionato, ecco che il COVID è tornato a spaventare l’Europa e in particolare l’Italia. Nelle ultime tre settimane si è infatti assistito a un nuovo boom di contagi, a pochi mesi dal ritorno della stagione invernale. Gran parte della “colpa” di questo aumento di nuovi casi è della nuova variante del virus SARS-CoV-2.  , chiamata Eris, che si è rivelata la più diffusa anche negli Stati Uniti e nella maggior parte del continente asiatico . A certificare l’impennata dei contagi da COVID sono i bollettini epidemiologici pubblicati settimanalmente da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità. Il bollettino della prima settimana di settembre segnala infatti un aumento di ben il 44% rispetto alla precedente settimana, con un trend che appare in continuo aumento. Gli esperti comunque segnalano che l’infezione, seppur in aumento, si mantiene bassa.  Appaiono in aumento anche i ricoveri nei reparti ordinari degli ospedali e cresce lievemente anche l’occupazione delle terapie intensive. Come prevedibile, i più colpiti risultano gli anziani e i soggetti fragili, anche se l’incidenza è in crescita un po’ in tutte le fasce d’età. Infine anche la percentuale di reinfezioni, cioè di ricaduta dello stesso soggetto, è in aumento.     I sintomi con cui questa   nuova variante si manifesta, non sembrano differire quasi per nulla da quelli sperimentati con le innumerevoli varianti del COVID che abbiamo già conosciuto.  Ricordiamo in proposito la famigerata e indimenticata Omicron, una delle varianti più temute e aggressive del recente passato. Se infatti, dapprima l’infezione da COVID era caratterizzata da un maggior interessamento delle basse vie aeree (febbre e tosse erano i sintomi caratteristici, insieme a perdita di olfatto e gusto), da Omicron in poi i sintomi di malattia sono spesso molto simili a quelli di un raffreddore della durata di qualche giorno. Nel complesso, il virus colpisce ancora principalmente il sistema respiratorio. Sono stati segnalati infatti i classici disturbi delle vie respiratorie superiori come mal di gola, tosse secca, congestione e naso che cola, oltre a mal di testa, voce rauca e dolori muscolari e articolari. Allo stesso modo anche i problemi gastrointestinali, come nausea, vomito e diarrea, colpiscono sempre meno persone.  Ma un altro fenomeno, che interessa i soggetti che hanno già “fatto” un infezione  è  il fenomeno definito long COVID , di  cui   non si parla  abbastanza, ma  che      a  causa  della  sua  rilevanza,  a  medio e   a  lungo termine ,   ha   delle  ricadute  potenzialmente     significative  per  la  saluta e la  qualità di vita  dei  soggetti     in cui    si   manifesta o si  manifesterà in futuro ,  Il long COVID è una sindrome clinica caratterizzata dalla presenza di alcuni sintomi legati all’infezione da SARS-CoV-2, che persistono anche per settimane o mesi dopo la guarigione ,   o che possono  manifestarsi  clinicamente dopo mesi e presumibilmente  anche  anni dopo la   malattia .  Il quadro clinico può variare da paziente a paziente e non sempre i sintomi avvertiti vengono subito ricondotti alla precedente infezione. Sebbene l’impatto del long COVID sulla popolazione sia evidente e la sindrome riconosciuta come entità clinica, sono diversi gli studi in corso per definire meglio le sue caratteristiche, a partire dalle cause.  I sintomi di long COVID possono variare da persona a persona, in generale includono: Fatica persistente , Stanchezza , Debolezza , Dolori muscolari e articolari e Mancanza di appetito. Accanto ai sintomi specifici , che  si manifestano in particolare a livello respiratorio, gastrointestinale e cardiovascolare,  sono stati anche segnalati  come     possibilmente riferibili a  questa Sindrome  anche altri segni aspecifici , come mal di testa, difficoltà di concentrazione e memoria , disturbi del sonno, ansia , depressione, mancanza di interesse nei confronti di attività che prima piacevano, etc., Solo una parte di coloro che si sono ammalati di COVID svilupperanno long COVID , tuttavia, non sono ancora del tutto chiari i meccanismi che lo determinano . Tra i fattori di rischio sembrano esserci l’età avanzata, il sesso femminile  e  sembra che  anche lo stato di salute generale al momento dell’infezione giochi anche un ruolo. Anche a causa dell’elevata variabilità delle sue manifestazioni cliniche, il quadro clinico del long COVID  non può presumibilmente essere attribuito a una singola causa, ma i meccanismi responsabili sono probabilmente numerosi e intrecciati tra loro.  Gli studi e  i dati disponibili indicano però che la vaccinazione (con tre dosi) conferisce un grado significativo di protezione. In conclusione , nonostante i numeri in sensibile crescita, e  le incertezze   relative  ai  rischi   di   contagiosità delle  nuove varianti e   all’evenienza    della Sindrome  da Long Covid ,      le autorità tranquillizzano la popolazione.  Ad oggi, in sostanza, non si evidenziano rischi addizionali per la salute pubblica rispetto alle varianti del virus già in circolazione. Intanto il Governo si attrezza per evitare possibili nuovi focolai. Da un lato promuovendo misure di protezione e prevenzione per la tutela e sicurezza sia dei pazienti sia degli operatori, dall’altro predisponendo una campagna di vaccinazione annuale che punti a proteggere coloro che in passato sono stati più colpiti: anziani, fragili e immunocompromessi . Il Ministero insiste infatti sulla necessità di avvicinarci all’autunno con razionalità e con prudenza , in modo da non generare paure e avere un approccio corretto nei confronti di una malattia  che l’Oms ci dice esser diventata Endemica  nella popolazione , cioè , se pur soggetta a possibili recrudescenze periodiche,  come ad es. il  Morbillo o l’Influenza stagionale ,  rimane tendenzialmente costante e persiste indefinitamente ad un livello di base.